Intervista al regista spagnolo Alfonso Diaz
Abbiamo posto alcune domande al regista spagnolo Alfonso Diaz, vincitore con il cortometraggio “El Atraco“, del primo Settimo Short Film Festival.
Ecco cosa ci ha risposto.
Il tema di El Atraco è molto serio, ma il tono è quello della commedia. Come mai hai scelto questa modalità?
Prima di tutto, voglio ringraziare di nuovo il Settimo Short Film Festival per la calorosa accoglienza del mio corto El Atraco, questo premio ci aiuta a continuare con le nostre creazioni!
Santiago Pajares, lo sceneggiatore del corto dice sempre che la commedia lo aiuta a parlare di temi seri. Penso che questo sia un buon esempio e sono d’accordo con lui. Mi piace sempre girare qualcosa di diverso dal mio precedente lavoro e questa storia era perfetta per me.
Dal mio punto di vista, da quando ho scelto il soggetto da sviluppare per il progetto, ho sempre immaginato il corto permeato da una comicità dell’assurdo, ma non eccessiva; non volevo fare solo un cortometraggio divertente di dieci minuti o girare scene esagerate e sopra le righe. Mi serviva trovare anche il giusto tono drammatico e abbiamo dovuto fare molte prove prima di girare. Il confronto finale è un punto cruciale in cui si insinua velatamente un registro più drammatico.
Ho amato tantissimo lavorare con gli attori Juanma Lara e Aitor Merino, penso abbiano un enorme talento! Dovevo solo essere sicuro che tutti fossimo sulla stessa lunghezza d’onda in termini di toni e intensità.
Curiosamente anche il regista spagnolo Alex De La Iglesia ha realizzato il film “El Bar” una commedia thriller sul deterioramento dei rapporti umani.
Sì, mi ricordo di El Bar di De La Iglesia, una curiosa coincidenza ma il film ha un approccio più estremo, mentre ho trovato maggiori somiglianze con il corto in bianco e nero “7.35 della mattina” di Nacho Vigatondo.
Colpisce l’uso della steadycam, con tagli di montaggio quasi invisibili. Ti sei ispirato a qualche modello?
Vi ringrazio per aver notato lo stile di montaggio, volevo differenziarmi dai miei lavori precedenti e non avevo mai lavorato con la steadycam prima. Volevo girare questo cortometraggio in un unico piano sequenza, difatti, abbiamo girato solo tre sequenze unite da altrettante rapidissime panoramiche orizzontali, così da mascherare i tagli in post-produzione. Ovviamente per riuscirci, abbiamo dovuto fare diversi ciak in soli due giorni di riprese. Visto il risultato, penso ne sia valsa la pena e che abbia funzionato. Senza dubbio, usare questa tecnica è stata una bella sfida.
Hai un film o un genere preferito?
Uno dei miei film preferiti è Magnolia di Paul Thomas Anderson, il movimento di macchina è qualcosa di eccezionale. Ogni volta che lo rivedo penso che le riprese e il linguaggio audiovisivo siano davvero stupendi.
Sembra che per risolvere la crisi sociale serva un accordo tra diverse generazioni. Cosa ne pensi?
Sì, lo sceneggiatore si è espresso così:
“Non posso fare a meno di pensare ai due diversi tipi di ladri. Da una parte abbiamo il ladro di professione, un uomo che compie misfatti perché non sa fare altro nella vita. Cresciuto nella malavita sa come fare il suo lavoro, rapina negozi, veloce e senza rischi non necessari. Dall’altra parte abbiamo il nuovo tipo di ladro, un uomo con un’alta istruzione che si è lanciato nel mondo criminale spinto dalla pressione, dalla necessità di sfamare la sua famiglia. Un tipo molto nervoso che ha visto troppi film. Cosa succederebbe se i due mondi venissero a scontrarsi?”. In El Atraco devono entrambi trovare un modo per risolvere la propria situazione, realizzando infine che si trovano nella stessa crisi: quella di tutti gli spagnoli.
Hai avuto dei finanziamenti dal governo? È difficile trovare fondi per i giovani filmmaker in Spagna?
Sì, abbiamo avuto il 30% del budget dalla ICAA (Istituto dei Film Spagnoli) che ha reso possibile questo progetto. È stata la prima volta che l’abbiamo richiesto e siamo stati fortunati! Esistono anche dei contributi regionali ma è molto difficile e complicato ottenerli perché molti di essi non ti danno i fondi prima che tu abbia rendicontato tutte le spese da sostenere. Con la ICAA è più semplice e si lavora meglio. Se decidono di sostenerti, trasferiscono il denaro prima delle riprese. E questo è puro ossigeno per il produttore.
Come vedi il futuro del cinema spagnolo?
Una domanda molto ampia. Ritengo che abbiamo molti talenti. I cortometraggi spagnoli partecipano ai festival di tutto il mondo e anche i lungometraggi e documentari sono apprezzati nei festival e dal pubblico. Ma riguardo ai lungometraggi avremo sempre lo stesso problema: il tuo film passerà inosservato al botteghino se non hai un canale di distribuzione che ti promuova e ti sostenga adeguatamente.
Come è nata la tua passione per la regia?
Ho sempre amato scrivere fin da quando ero piccolo. Mi ricordo quando a 10 anni passavo le notti dei week-end da solo guardando un gran numero di videocassette. Film di ogni genere e qualità, sia buoni che meno buoni! Un bel giorno, quando avevo 14 anni, andai con mio padre in centro a Madrid a vedere un film in lingua originale (cosa molto rara in Spagna, fatta eccezione per le grandi città) e iniziai a capire quanto il linguaggio audiovisivo fosse potente se associato allo storytelling. Finita la scuola dell’obbligo iniziai a lavorare nei videoclub per pagarmi una scuola di cinema. Avevo solo 19 anni, ero molto giovane.
Vorresti arrivare a raccontare le tue storie in un lungometraggio?
Certamente!! Un lungometraggio è sempre l’obiettivo finale di un regista, ma per prima cosa devi lavorare con impegno a una grande sceneggiatura e poi cercare di trovare i giusti produttori per realizzarla. E’ davvero complicato! Ma di sicuro, mi sento sempre più pronto ad affrontare questa prova…
Di cosa parlerà il tuo prossimo progetto?
Ora sto lavorando a un nuovo cortometraggio intitolato “Acto Reflejo” [Atto Riflesso] e sono fiducioso, e convinto, che riceveremo il giusto supporto istituzionale per realizzarlo….